Il primo libro che leggo ogni anno è da un po’, come per tradizione, qualcosa di arrivato sotto l’albero. Quasi sempre qualche titolo inaspettato.
Ed è stato del tutto inaspettata la storia e l’evolversi di questo “Gilgi, una di noi” (L’Orma editore) scritto da Irmgard Keun negli anni ’30 e ambientato nella Germania di quel tempo.
All’epoca il libro venne bruciato, ma non prima di ricevere un grosso consenso in tutta Europa, tanto da venir pubblicato, censurato, anche nell’Italia fascista.
Nella mia piccola ignoranza mi aspettavo di trovarvi una di quelle storie piene di doppi sensi, un manifesto politico, una condanna al regime, e invece… E invece quel che si incontra è una sorta di romanzo di formazione, dove la protagonista ha poco più di vent’anni e il lettore la accompagna nella sua vita che si fa stravolgere in pochissimo tempo dalla normalità e dalla straordinarietà. Gilgi affronta tutto incantando per la sua capacità di affrontare gli eventi meno comuni e di crescere attraversando le sue giornate alla continua ricerca di ciò che vuole davvero.
Con la sua quotidianità, con le sue scelte, Gilgi riesce ad essere più dirompente di un volantino politico. Non c’è da stupirsi se qualcuno ha voluto censurare i pensieri e la storia di Gilgi, frutto della sua voglia di vita, della sua capacità di lasciarsi coinvolgere dagli incontri di ogni giorno.
Nonostante questa sia una storia che ha ormai passato i settant’anni mi ha stupita per essere adatta a tutti i tempi.
Incontrando Hans, un amico che versa in una grave situazione economica e deve mantenere moglie e figli, Gilgi riflette:
“E sarebbe bene restare uniti, sarebbe davvero meglio restare uniti. È molto più importante dell’essere innamorati: noi giovani dobbiamo restare uniti. Non dovremmo permettere che una cosa del genere accada a uno di noi; dovremmo tutti, tutti essere veri amici l’uno per l’altro…”
Arriverà a mettere a disposizione tutti i suoi risparmi per aiutare l’amico, perché
“Bisogna aiutare, non solo continuare a pensare che sarebbe bene aiutare.”
Non ha forse ragione ancor oggi la piccola Gilgi?
Niente appare forzato nella penna di Irmgard Keun e forse è una delle ragioni per cui questo suo romanzo ha aspettato tanto per essere nuovamente tradotto: dolore, passione, sogni, desiderio, fatica e amore attraversano queste 230 pagine in modo tanto forte da farti guardare, almeno per un momento, dentro.
Perché Gilgi è una di noi e un po’ ci riguarda e coinvolge tutte, ancora.